22.3.09

Chiacchiere tra donne

In pieno centro città, tra banche e alti edifici, l’Espace Femmes Pileuses si ritaglia il suo spazio in un ex campo da calcio. Siamo in piena Medina, proprio dietro la Banca Centrale di Dakar. L’Espace Femmes Pileuses ti accoglie tra legno e lamiere, coi tanti vestiti profumati appesi ad asciugare.
Qui abitano dal 1996 les Femmes Pileuses, cioè donne dedite alla lavorazione del miglio. Prima di essere mangiate dalla città, queste donne vivevano in maggioranza in villaggi serer, etnia del Senegal presente nelle zone interne di Fatick, Mbour e Thiès. A causa delle precarie condizioni di lavoro e in mancanza di un mercato dove vendere il loro prodotto, queste donne sono state costrette a lasciare i loro villaggi per cercare un’alternativa nella capitale Dakar. Hanno trasferito qui la loro attività diventando un punto nevralgico di produzione di miglio per tutta la città. I prodotti ottenuti dal miglio sono molteplici: thiacri, fondé, bignet e su ordinazione anche il cous-cous, unico prodotto delicato che deve essere consumato subito. Le donne più esperte e forti arrivano a produrre anche 20 kg di prodotto al giorno a testa; le giovani 10 kg e le bambini tra i 2 e 7 kg. Per ogni chilo di prodotto il guadagno è di circa 10 Fcfa. Sapendo che 1 euro corrisponde a 655,9 Fcfa, il guadagno è veramente minimo.
Di conseguenza, oltre a questa attività lavorativa, le Femmes Pileuses devono cimentarsi in altri lavori per arrotondare le magre entrate. Alcune lavano i panni, altre lavorano fuori dall’Espace comme “bonnes”, donne delle pulizie tuttofare, o come cameriere.
Praticamente nessuna donna parla francese: solo serer, lingua della loro zona d’origine, e wolof, lingua tradizionale adottiva di Dakar. La maggior parte di loro non ha studiato; alcune solo nella scuola coranica imparando così l’arabo e nulla di francese.
Oltre alle casupole di legno e lamiera, l’Espace racchiude una stanza fatta di assi di legno colorate d’azzurro, con banchi e lavagna, adibita a scuola serale. Infatti, durante il giorno tutte le donne sono impegnate nel lavoro e la sera alcune si dedicano allo studio, per imparare almeno a leggere e scrivere.
Il capitano di questa impresa è Babacar Sene, signore solare e disponibile che ogni giorno arriva a Medina da Thiaroye, quartiere nella periferia estrema di Dakar per assicurare una possibilità di educazione all’Espace. Un impegno che porta avanti dal 1997 con volontà e passione. E non solo è il professore dell’Espace, ma anche consigliere in caso di problemi e conflitti, ponte con l’esterno e difensore dei diritti delle donne pileuses.
E anche per noi è un tramite: spiega, racconta e traduce. Ama parlare e far emergere ogni caratteristica dell’Espace: la casa della donna più anziana, Tiening, che coordina le altre donne prendendosi cura intanto dei nipotini e del suo gallo, che mostra orgogliosa; il fatto che i mariti delle donne sono rimasti ai villaggi per lavorare i campi e che le donne tornano a farvi visita solo per le grandi feste o cerimonie; alcuni mulini non usati perché i vari gruppi di donne non riescono a mettersi d’accordo sulla loro gestione; il malocchio alla stanza dei mulini, che quindi nessuno osa più aprire; la mancanza di bagni e acqua che obbligano le donne ad andare in un bagno pubblico lì vicino, al quale hanno accesso gratuitamente solo la mattina; tra un racconto e l’altro di Sene, riusciamo a dialogare anche con Seynabou, Aissatou e Fatou, che se all’inizio si erano mostrate timide e riservate, alla fine si rivelano interessate e socievoli. In particolare ci colpisce Ndeye, 19 anni, occhi profondi, che all’inizio rifiuta categoricamente di farsi fotografare, perché dice che è stufa dei vari toubab, cioè noi bianchi, che vengono a fare visita, fotografando, prendendo video e promettendo mari e monti, e andandosene senza più farsi rivedere.
In effetti Sene ci spiega che Ndeye ha partecipato a vari corsi di formazione organizzati da alcune organizzazioni con profitto e successo. Non avevamo dubbi, si legge dalla sua parole consapevoli. Eppure Ndeye non studia, lavora come domestica. Sene ci dice che spera che Ndeye possa continuare a studiare e a formarsi, magari come sarta, grazie ai nuovi corsi che verranno attivati con il progetto.
Intanto è scesa la notte, una lampadina si accende, quella della scuola, la sola all’interno dell’Espace. Le altre luci sono i carboni che ardono, segno delle donne che instancabilmente lavorano e cucinano.
Salutiamo, dicendo “ba beneen yoon”, alla prossima in wolof, promettendo le foto e ringraziando per i tre sacchetti di thiacri ancora caldo che le donne ci hanno regalato spiegandoci dettagliatamente come prepararlo.
Usciamo dall’Espace tra strette di mano e sorrisi, contenti e sazi, non di cous-cous ma di forza di vita.

4.3.09

Conoscersi all'Espace Femmes Pileuses

3 marzo 2009: Oggi l’équipe di progetto, Lia, Kantara e Valentina si è recata alla scuola Espace Femmes Pileuses con Rafi & Toni, due amici italiani sostenitori del progetto ed esperti di fotografia. L’obiettivo era quello di documentare con foto e video la scuola, il quartiere e le donne che vi abitano e vi lavorano. L’obiettivo era anche quello di parlare, conoscersi e confrontarsi. La comunicazione inizialmente non è stata facilissima: le donne non parlano francese! Ma grazie alla loro disponibilità, a qualche conoscenza di wolof, lingua nazionale tradizionale, di Lia e Valentina, e grazie alla traduzione di Kantara e del maestro della scuola, Babacar Sené, siamo riusciti a scambiarci domande e risposte, informazioni e sorrisi.
Con il materiale raccolto Rafi realizzerà una presentazione della scuola e del quartiere da diffondere in Italia, in particolare a Cinisello Balsamo durante le attività previste dal progetto, per far conoscere una realtà diversa e dare la possibilità di avvicinarsi in maniera reale e concreta al Senegal e alla sua popolazione.
A breve il resoconto delle informazioni scambiate con le donne dell’Espace Femmes Pileuses.

Per ora qualche foto!!!